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martedì 24 maggio 2016

SI'............VIAGGIARE!


Sempre nell’ottica del “facciamolo ora che sto’ bene, perche’ in futuro non si sa’” io e mio marito,  in barba a possibili attacchi terroristici, impegni di lavoro e familiari, abbiamo deciso di prenotare un viaggio a Capo Verde Isola di Sal.
Premetto che siamo sempre stati orientati su viaggi itineranti . 
Il nostro viaggio di nozze non è stato il solito soggiorno in un atollo ai Caraibi, due piccioncini ostaggi del bungalow e dei lettini a bordo piscina,  ma un tour di alcune citta’ piu’ importanti del Nord Est degli Stati Uniti ovviamente prima fra tutte New York.
Stare seduti su una panchina a Central Park mangiando un hot dog oppure sui gradini di un mega grattacielo ad osservare la gente che passa,  la moltitudine di razze e di look mi ha sempre affascinato.
Questa volta invece, dato che era in occasione del nostro 20^ anniversario di matrimonio (un vero record di questi tempi!) abbiamo scelto un viaggio romantico e super rilassante.
Si sono aggregati  anche un’altra coppia di nostri amici con cui abbiamo gia’ fatto altri viaggi.
Arrivati al villaggio un po’ shakerati da 6 ore di volo , giusto pochi minuti per mollare il bagaglio in camera, indossare il costume da bagno e ci catapultiamo in un vero e proprio paradiso.
Avevo lasciato la pioggia a Milano e mi ritrovavo a camminare su una sabbia bianca e soffice come la farina….puff i piedi affondano …il vento sempre presente sull’isola inizia a farsi sentire….ma e’ un sollievo perche’ il sole picchia forte.
Nei giorni successivi inizio il mio “duro lavoro” di lettino terapia (ahime’ qualcuno deve pur farlo no??)……mattina e pomeriggio completamente coperta di crema solare protezione 50+ con un bel libro in mano…la goduria piu’ totale. A nulla sono serviti gli inviti degli animatori del villaggio…..volete imparare a ballare la baciata? Ginnastica? Partita a carte? Macche’  io e la mia amica Isabella eravamo arenate come due foche.
Sulla spiaggia incontriamo due simpatici ragazzi Pasqualino e Edison (improbabili nomi capoverdiani)  che ci mostrano le escursioni per visitare l’isola. Qui gli uomini hanno tutti o quasi dei fisici statuari con tartaruga incorporata e talvolta gli occhi chiari, mentre le donne sono tutte “in carne” con dei bei posteriori sporgenti. Qui con le mie forme sarei perfetta ed apprezzata!!:)
E tra derapate con i quod e bagni nelle saline iniziamo ad amare sempre di piu’ l’Isola di Sal e i suoi abitanti.
Scopriamo che sono molti gli italiani che vivono stabilmente sull’isola. Molti hanno aperto ristoranti, bar, edificato palazzi e creato ogni genere di attivita’ per il divertimento dei turisti. Gli italiani qui hanno creato un business, ma hanno anche aiutato l’economia dell’isola.
Dapprima ho invidiato chi ha fatto una scelta di vita cosi’ coraggiosa ma purtroppo non e’  “tutto oro quello che luccica”. Le tasse doganali sono molto alte, i capoverdiani importano tutto persino frutta e verdura  e la crisi si fa’ sentire.  Certo un pensionato italiano qui potrebbe vivere dignitosamente senza grosse pretese.
Abbiamo conosciuto un anziano signore italiano che pescava tranquillo e beato. Aveva proposto alla moglie di seguirlo e andare a vivere sull’isola ma di fronte al suo rifiuto egoisticamente ha fatto i bagagli ed e’ partito. Tutto cio’ mi fa’ pensare…..abbiamo una sola vita da vivere avra’ fatto bene il pensionato a mollare tutto? Certo vedersi attorniare da decine di bambini scalzi nelle favelas , felici solo perche’ sto regalando loro frutta e noccioline mi ha fatto provare una tristezza immensa, ma allo stesso tempo mi sono chiesta : abbiamo veramente bisogno di tutto cio’ che ci circonda? Il consumismo ci rende davvero felici? Il passeggiare sulla spiaggia con il vento tra i capelli e lo sciabordio del mare mi ha fatto sentire completamente in sintonia con la natura e  libera dai pensieri stressanti non per niente lo slogan dell’Isola e’ “Cabo Verde no stress”.   
In questa terra i ritmi  sono piu’ lenti, hai l’impressione di godere di ogni minuto della giornata e di assaporare la vita per la quale ho combattuto tanto in questi anni.

Al mio ritorno ho riabbracciato i miei figli  e ripreso il solito tran tran quotidiano ma continua a frullarmi nella testa una domanda che ci fece la guida turistica, perennemente in infradito, “Ma voi come fate a vivere la’?”. Ecco vi lascio con questo dubbio amletico.

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