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domenica 20 marzo 2016

I LOVE MUSIC



Immersa nel traffico cittadino di un qualunque lunedi’ mattina, con le mie scarpe tacco 12, martello  freneticamente sui pedali dell’auto, frizione ……accelleratore… frizione …accelleratore… freno. Ogni tanto “butto un occhio” agli specchietti per controllare le altre auto, ma soprattutto al primo semaforo rosso controllo per l’ennesima volta se il trucco e i capelli sono in ordine, quando la mia radio preferita trasmette un brano anni 80 tra gli intramontabili. Improvvisamente mi sembra che il sedile della mia Yaris mi butti fuori di colpo, come il seggiolino di un aereo militare dopo aver schiacciato il bottone “eject” e mi ritrovo a Firenze, in gita scolastica delle Scuole Superiori , stesa sul letto della camera d’albergo e con il mio walkman sto ascoltando per la ventesima volta “State of Nation” degli Industry. Un vero cult di quegli anni! Di colpo l’andare in ufficio e affrontare una giornata stressante  non mi sembra poi cosi’ traumatico …… questa canzone mi ha rievocato dei cosi’ bei ricordi che mi sento di buon umore ed euforica.  A costo di sembrarvi forse un po’ troppo nostalgica a me la musica anni ’80 e ’90 mi hanno regalato sempre delle emozioni incredibili.
Se sento Nikka Costa , quella bambina con la vocina delicata e  il viso angelico che cantava “On my own” in una frazione di secondo rivado con la mente ai ricordi di una quartodicenne in spiaggia a Marina di Ragusa, mentre scherzo con i miei amici siciliani.
Ed è un susseguirsi di sensazioni …..Non ci crederete ma io ad ogni Natale, inserisco come suoneria del mio cellulare “Last Christmas “ degli Wham, perche’ ogni volta che la sento, mi rivedo in discoteca appena diciottenne, con look discutibile ma in linea con quegli anni,  mentre festeggio con gli amici il mio primo capodanno da sola. Un avvenimento storico visto che i miei genitori non  mi permettevano di uscire spesso di sera, altroché i giovani di oggi!
Il periodo adolescenziale e’ stato caratterizzato dalla mia passione per i Duran Duran , di cui era una fan  sfegatata e  il mio bel poster del faccione di John Taylor il chitarrista ce l’avevo anch’io nella mia cameretta con “Save a prayer” che girava a manetta sul mio registratore per musicassette.
Con i primi soldi guadagnati iniziai ad andare anche a qualche concerto internazionale importante, di quelli che lasciano il segno, di quelli che negli anni a venire  potrai dire ai tuoi figli “IO C’ERO!”… Pink Floyd nel  ’88 con un enorme maiale che passavano sopra le teste degli spettatori….Oppure Bruce Springsteen trascinata da una mia amica, durante il quale ci siamo scatenate a ballare a tal punto dal rischiare di rotolare giu’ dagli spalti dello Stadio.
Poi  crescendo arrivo’ l’amore e la musica italiana inizio’ a far parte della mia vita. Brani di Antonello Venditti e Tiziano Ferro ascoltati fino alla nausea  hanno segnato i miei momenti di amore, di rabbia e di addii.  La musica mi ha accompagnato anche e soprattutto durante la mia malattia ; mi estraniavo da tutto cio’ che mi circondava mentre per esempio ero in sala d’aspetto prima di una visita medica oppure durante le terapie. Un po’ di sana musica per aiutarmi a tirare avanti!

Ma di quel tremendo e interminabile periodo della mia vita c’e’ anche un’innocua musichetta che mi ha tenuto compagnia nei pomeriggi in cui ero ostaggio del divano ed e’ la sigla iniziale di una serie televisiva americana “Sex and the City”. Aspettavo ogni giorno un episodio, una nuova puntata che mi facesse sorridere un po’ e dimenticare i miei problemi . So’ gia’ a cosa state pensando …..avete ragione di certo non mi evochera’ mai ricordi allegri, ma questo motivetto mi aiutera’ a ricordare la forza che mi ha sostenuto in questi anni perche’ se ho affrontato il cancro posso affrontare TUTTO!  Vi regalo una scena del telefilm che mi ha toccato particolarmente……https://www.youtube.com/watch?v=bGwfg6y9yVw guardatelo merita davvero!!!!




Foto cortesia di Roswell Park, pubblicata con permesso https://creativecommons.org/licenses/by-nd/2.0/

mercoledì 9 marzo 2016

SIAMO COSI' , DOLCEMENTE COMPLICATE



Sopravvissuta all’ondata di piacevoli messaggi di auguri su whattsapp, di sms e di post su Facebook da parte di tutte le mie amiche,  mi  lancio anch’io nel celebrare le donne ma  il giorno dopo , quindi decisamente controcorrente!
Penso alle donne ma quelle vere, non quelle descritte negli spot pubblicitari in TV. Ci avete mai fatto caso? Dopo tutto, il mondo è pieno di donne che salutano il marito dicendo “ciao caro partecipo ad una maratona e torno” e poi però hanno bisogno di una pastiglia perché , sfortuna vuole , poco prima della gara,  i dolori mestruali le impediscono di correre. Ma com’e’ possibile??? io sento solo donne che hanno un flusso mestruale così abbondante che non riescono nemmeno ad alzarsi dalla sedia!! Oppure quella pubblicità in cui una donna entra in casa di un’amica e incrociando un uomo che sta per uscire dall’appartamento le dice “finalmente te ne sei sbarazzata ?“ e l’amica le risponde “ma noooo ho solo dolori dappertutto a causa del ciclo” ma cosa c’entra?! Mi sembra una tale idiozia! Ma vogliamo parlare delle donne che si lanciano con un paracadute, però attenzione con l’assorbente che non le delude mai! Senza contare l’uso della donna per rendere un prodotto più accattivante, anche se si tratta solo di silicone sigillante, con il quale una modella super sexy si mette a sigillare il proprio box doccia . Francamente le donne che conosco io  si occupano della manutenzione della propria casa, pitturano pareti , spostano mobili ma non lo fanno per diletto, bensì costrette, perché il proprio uomo si defila o peggio ancora sono donne sole.
Io vado fiera di appartenere alla categoria delle “donne” quando vedo una donna che passeggia con un turbante colorato in testa per nascondere la mancanza di capelli incurante degli sguardi altrui ; quando conosco donne che tirano avanti giorno per giorno sopportando una situazione familiare disastrosa per amore dei figli; quando immagino donne di ritorno dal lavoro, stravolte, che devono inventarsi un menu per la cena, stirare e prendersi cura dei bambini ma devono anche ringraziare “ a denti stretti”  e fare i complimenti al marito che dice “Amore hai visto come sono stato bravo? Sono andato ANCHE a gettare la spazzatura e poi non dire che non ti aiuto!”. A onor di cronaca per fortuna questo non e’ il mio caso.
La donna di oggi  e’ diventata indipendente, occupa ruoli chiave nelle aziende o in politica, e ha una maggiore sensibilità nell’approccio con le persone e nel trattare gli affari. Ma allora perche’ nel mondo del lavoro non riusciamo a “fare gruppo” ? siamo solo capaci di ostacolarci a vicenda con pettegolezzi, critiche e cattiverie di ogni tipo? In questo dovremmo imparare dagli uomini. Litigano tra di loro, appianano le divergenze faccia a faccia, urlano e poi dopo mezz’ora tornano ad essere amiconi.
La donna cosi’ disinibita e sicura di se’ spaventa l’uomo che non ha altra scelta se non utilizzare la propria forza fisica per prevaricare . E questo in parte spiega i numerosi femminicidi che oramai purtroppo accadono quotidianamente. 
Sono comunque convinta che il rispetto per la donna inizi già dall’educazione che viene impartita ai ragazzi che saranno gli uomini di domani. Il mondo è spietato e pertanto dovranno essere capaci di difendersi, ma anche con le parole non solo con i cazzotti e la prepotenza.  Ma io insegno anche ai miei figli, ad essere galanti, piccoli gesti quotidiani che sono sempre apprezzati come dare la precedenza alla donna uscendo da una porta oppure da un ascensore, ad essere autonomi nei lavori di casa e a cucinare perché le loro mogli un giorno mi ringrazieranno.
E chissa’ se finalmente quest’anno avremo una bella sorpresa : un Presidente degli Stati Uniti d’America Donna…… perche’ no? Dopo tutto uno di colore c’e’ gia’ stato J

Foto cortesia di Department of Foreign Affairs , pubblicata con permesso https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/


sabato 5 marzo 2016

SISTER ACT


All’età’ di sette anni partecipavo con entusiasmo alla  messa domenicale, seppur mi toccasse la levataccia mattutina.
Di domenica in domenica ero arrivata al punto che sapevo a memoria persino la liturgia che recitava il prete.
Mi dispiace deludervi ma il mio recarmi in Chiesa così diligentemente, non era dovuto ad un reale fervore religioso, quanto alla mia passione per il canto.
A quei tempi la Chiesa vicina a casa mia era dotata persino di due cori, i bambini piccoli come me facevano parte del coro della messa delle 9.30 e poi c’era quello delle 10.30 composto da adolescenti con la voce già impostata, che guardavo con sperticata ammirazione  .
Il sabato era la giornata dedicata alle prove in sacrestia, ricordo con immenso affetto la ragazza che dirigeva il coro , che nonostante i suoi continui richiami nei miei confronti , alla fine si arrendeva lanciandomi,  con mira incredibile,  il libretto delle canzoni in testa per farmi star zitta; in effetti, la parlantina non mi è mai mancata.
Negli anni  seguenti continuai a cantare in un paio di  cori della mia città, perché i classici canti di chiesa mi “stavano stretti” e iniziai ad avvicinarmi alla musica classica, ai cori a cappella, con un misero organo a canne quando c’era. Trascorrevo le giornate nella mia cameretta,  cantando e  specchiandomi davanti alle ante di un armadio laccato anni ’70, con una matita in mano a mo’ di microfono, facendo il verso alle cantanti dell’epoca, prime fra tutte Raffaella Carra’, abbozzando persino  un disastroso balletto.
Cantare era diventato la mia valvola di sfogo, cantavo quando ero felice, cantavo a squarcia gola quando ero arrabbiata le canzoni di Teresa Desio in uno stentato napoletano, cantavo se ero triste con pianti adolescenziali , mentre intonavo “It’s hard to say I’m sorry” dei Chicago. Verso i venti anni io e la mia amica d’infanzia con cui cantavo da anni, progettavamo di andare a studiare canto professionale a Milano. Ero lanciatissima e sognavo ad occhi aperti…ormai non mi fermava più nessuno, ma purtroppo non fu così. La voce iniziò a calarmi , bruschi abbassamenti del tutto ingiustificati . Alla fine decisi di farmi visitare e purtroppo mi diagnosticarono dei noduli alle corde vocali.
La sfortuna mi perseguitava! Avrei dovuto abbandonare l’unica vera passione che avevo. Provai con la logopedia, ma senza grossi miglioramenti poi conobbi mio marito e ,potenza degli uomini, magicamente sparirono i noduli , ma la voce rimase calda e sensuale modello Amanda Lear. Mi rassegnai a non cantare più e cosi’ feci per ben quindici anni.
Avevo appena combattuto la terribile bestia del tumore, quando mi resi conto che mi mancava qualcosa, un piccolo pezzo nel puzzle della mia vita. Il CANTO!
Mi misi alla ricerca di un coro in cui poter imparare nuovamente a cantare in modo serio e finalmente approdai nel coro del Liceo Musicale della mia città.
Mi cimentai addirittura in spettacoli di lirica come la Tosca e la Traviata, con costumi di scena in velluto e con tanto di guanti lunghi dorati. Era impegnativo ma mi dava una forza nuova, una grinta nel ricominciare a vivere.
Ma il destino mi rimetteva a dura prova! Dopo aver scoperto le recidive ai linfonodi, iniziai le chemioterapie e purtroppo spesso non avevo le forze fisiche per partecipare alle prove . Ma feci i salti mortali per garantire la mia presenza.  Una sera era in programma un concerto con orchestra in uno dei teatri più prestigiosi  e conosciuti del nord Italia. Nulla al mondo mi avrebbe distolto dalla mia intenzione di cantare a quel concerto. Al mattino feci la seduta di chemio che durò fino al tardo pomeriggio e poi dissi a mio marito “tu mi devi portare in quel teatro io devo essere lì a tutti i costi!”. Entrai in ritardo,  in prima fila vicino alle mie colleghe di coro e il maestro  in quel momento mi guardò , tiro su in alto il pollice in segno di approvazione, sorridendomi…..Fu difficile stare in piedi , mi sentivo svenire e le luci mi facevano sudare sotto la parrucca ma ERO LI’ SUL PALCO. J
La malattia non aveva avuto la meglio sulle mie passioni, mi ero aggrappata a ciò che veramente mi faceva sentir bene, con tutta la mia gioia di vivere.
Naturalmente continuo tuttora a cantare nello stesso coro,  ho solo un piccolo problemino non sono in grado di leggere la musica e non conoscendo le note canto “a orecchio” e questa sara’ a breve la mia prossima sfida : imparare a suonare il pianoforte! Perchè le sfide non finiscono mai.....

Foto cortesia di ElizaC3, pubblicata con permesso https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/