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giovedì 17 novembre 2016

LA CLASSE NON E' ACQUA


Vi è mai capitato di stare sedute per un po’ su una panchina ? Per la vita frenetica che conduco questo, rappresenta per me un evento. Dopo aver ammirato il panorama che mi circonda immancabilmente i miei occhi cadono sulla gente che cammina frettolosamente davanti a me.
Certo in una metropoli come New York stare seduti su un qualunque muretto o gradino è un vero spettacolo a cielo aperto. Etnie diverse con tratti somatici diversi, ma soprattutto modi di vestire davvero bizzarri. Gli americani hanno secondo me la capacità non comune di unire la moda con la praticita’.  Le donne sono capaci di uscire con i bigodi in testa. Oh My God!
Ma è anche normale vedere donne in severi tailleur  con la gonna e calze tinta nude, che si recano in ufficio calzando scarpe da ginnastica, ma portando con sé scarpe tacco 12 per l’ufficio. Certo e’ una realta’ diversa dalla nostra, magari chissa’ a quanti chilometri di distanza hanno lasciato l’auto oppure su quanti mezzi pubblici dovranno salire per arrivare al posto di lavoro, ma del resto questo capita anche in una citta’ grande come Milano.
Noi in Italia  abbiamo piu’ paura del giudizio altrui….per la cronaca la sottoscritta ha seguito l’esempio dalle donne newyorkesi, utilizzando le scarpe da ginnastica ma con i pantaloni NON certo con la gonna! L
Nella mia piccola città siamo un po’ tutti omologati ad uno stile comune e sono la prima ad ammettere che inorridisco quando vedo certe donne o ragazze che hanno un look alquanto discutibile che tende a ridicolizzare anziche’ valorizzare.
Qualche giorno fa’ ho visto una ragazza  taccata con mini gonna ampia  e udite udite…. i gambaletti traforati con buchi grossi ed elastico nero al ginocchio,  non era un look di mio gusto sebbene fosse di tendenza, ma devo ammettere che perlomeno era diverso dal solito.  Io ammiro l’originalita’ nell’accostare e sovrapporre i capi…….la mia cara amica Beatrice un giorno mi disse “ sai…. ho un cappottino un po’ leggero per l’inverno ma mi piace tanto quindi ho deciso che lo utilizzero’ con sotto un giubbino aderente tipo 100 grammi in tinta”. WOW! Idea geniale!! e penso “ecco potrei fare altrettanto pensando al mio cappotto nero inutilizzato da qualche anno”. Lo scorso inverno vedo le vetrine dei negozi invasi da pellicciotti corti e stretti in vita, super colorati e mi viene un’idea… perche’ non chiamare la mia amica sarta dalle mani d’oro per chiederle se sarebbe in grado di modificare il mio pellicciotto anni 80 marrone molto ampio e lungo ? vederlo chiuso in un armadio pur essendo ancora molto bello e caldo mi dispiaceva. Il risultato è stato eccezionale….. con abito da sera o con jeans aderente e tacchi è diventato nuovamente un capo alla moda!
Ragazze condividete tra amiche le vostre idee, siti web, negozi interessanti e modi per risparmiare anche modificando vecchi abiti.
Non credo che il vestito firmato sia indice di stile e gusto. Talvolta anche se sei ricco e puoi andare a fare shopping nelle boutique di lusso,  cio’ che conta è come vengono abbinati i capi . Ricordo una signora che lavorava una volta con me…..una bella donna con completi di marca e di qualita’ ma ogni volta che vedevo le sue scarpe inorridivo . Le scarpe non c’entravano nulla ne’ per colore ne’ per modello e catalizzavano l’interesse piu’ del vestito firmato sminuendolo.
Spesso le mie amiche mi chiedono dove compro i miei vestiti e quando dico loro che il blazer che sto indossando l’ho comprato in una bancarella del mercato per dieci euro quasi non ci credono e mi chiedono se possono unirsi a me per il prossimo tour del mercato! Adoro tuffarmi nei mucchi di vestiti…ovviamente se vedo un minimo di qualita’…trovo rilassante e aiuta a  liberare la mente …cercare, tirare fuori attratta da un colore,  maglie dalle forme improbabili e vestiti oversize… è davvero terapeutico provare per credere. 
Purtroppo non sempre, ma tra le montagne di vestiti mi e’ capitato di estrarre, come da un cappello magico, un bustino steccato da usare come sottogiacca per la sera oppure per l’ufficio con sotto una dolcevita oppure una giacchina sciancrata di panno oppure una maglia tecnica da runner a oltre meta’ del suo prezzo originale. Queste sono soddisfazioni! Per pochi euro hai qualcosa di nuovo J
La moda femminile e’ in continua evoluzione ma e’ anche il caso di dire “ mai piu’ senza”…. qualche capo  classico di marca di ottimo tessuto per qualche occasione importante….un abito nero, un pantalone morbido stile palazzo oppure una gonna a tubino, ma per tutto il resto ci si puo’ sbizzarrire spendendo poco e se poi non e’ piu’ di nostro gradimento ci dispiacera’ meno buttarlo via. Invece un abito maschile classico è praticamente “ senza tempo”.
Durante il periodo delle terapie cercavo in ogni modo di attirare l’attenzione su cio’ che indossavo, sulla bigiotteria low cost sempre molto vistosa e appariscente perche’ cio’ mi dava sicurezza e mi tirava su il morale. Talvolta mi sono fatta della violenza perche’ non avrei avuto voglia di truccarmi o vestirmi ma DOVEVO FARLO per me stessa…per sentirmi bene in mezzo agli altri.
Lo specchio è il vostro giudice piu’ severo!  Ed io sono ahime’ inflessibile nei miei confronti.
 Spesso mi capita di sbarrare gli occhi vedendo una donna sovrappeso che indossa abiti stretch super aderenti per assomigliare alla figlia adolescente oppure una ragazza con leggins pur avendo gambe cicciottelle, ma poi quasi quasi le ammiro e penso “beh se ha avuto il coraggio per uscire da casa cosi’ complimenti io non ce l’avrei fatta….”. e poi perche’ rinunciare ad indossare qualcosa che piace anche se non si ha un corpo da modella o non si è piu’ una ragazzina?? 

Foto cortesia di Tom Hilton, pubblicata con permesso https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/



martedì 20 settembre 2016

NON C'E' PIU' RISPETTO



“Non c’è’ più rispetto …neanche tra di noi” cantava alla fine degli anni ’80 il noto cantautore Zucchero Fornaciari e guardandomi intorno e’ una preoccupante realta’.
Rintanata sotto l’ombrellone di uno stabilimento balneare, osservo i tipi da spiaggia che mi circondano.
Una signora , forse piu’ giovane di me, cammina fiera della sua pancetta che ballonzola , in lungo e in largo per tutta la spiaggia, parlando con chiunque le capiti a tiro. Sa’ tutto di tutti meglio di un agente del FBI.
Peccato che la gentildonna non stia semplicemente chiacchierando, ma URLA a dei decibel incredibili e ovviamente “Dio li fa’ e poi li accoppia” anche il marito sbraita al telefono per fare sapere a tutti i bagnanti che ha problemi con il motore del suo scooter.  Ma un bel “chissene” glielo vogliamo mettere? Per il loro figlioletto deve sembrargli normale parlare con un tono di voce “da stadio” e  tirando un camioncino, urla a squarciagola con altri bambini in tutta la spiaggia. In questo scenario allucinante ci sono persone, come la sottoscritta, che tentano di riposare sul lettino, magari di schiacciare un pisolino post pranzo e a nulla servono le occhiatacce dei vicini di ombrellone.
Nessun tipo di riguardo, zero scrupoli per i turisti intorno a loro.
Poco piu’ avanti riconosco la solita madre apprensiva che viene ogni anno in vacanza in questo paesino di mare. Un donnone alto, seno piccolo ma con un lato B enorme. Esattamente come gli anni scorsi, per chiamare i figli a 10 metri di distanza  stile “scimmia urlatrice” inizia con il suo immancabile  “Mattiaaaaaaaaaaa” svegliando tre quarti dei vacanzieri. Ma dico io dato che ti potrebbe anche far bene alla tua silhouette, saresti cosi’ gentile da alzarti e andare a prendere il tuo bambino? E poi e’ cosi’ necessario rimproverarlo umiliandolo davanti a centinaia di persone? A nessuno interessa quali punizioni verranno inflitte al malcapitato. E’ cosi’ difficile portarlo nella cabina e fargli un “discorsetto”? Anch’io ho avuto i bimbi piccoli e di sicuro loro non capiscono se e quando possono fare i capricci sta a noi genitori educarli senza trincerarsi dietro il solito “ma e’ solo un bambino!!!”.
Dalla disperazione non ho avuto altra scelta se non chiedere uno spostamento tattico di ombrellone lasciando una famigliola di milanesi disperati in balia di questi invadenti vicini.
Per fortuna la spiaggia e’ presidiata da una miriade di vecchiette che trascorrono con mia infinita e sana invidia i loro giorni da pensionate. Forse sto invecchiando anch’io, ma sto riscoprendo il piacere di chiacchierare con signore dai capelli bianchi che hanno sempre qualche aneddoto di gioventu’ da raccontare e che tra loro si chiamano ancora “ragazze”. Incontro anche quest’anno, con immenso piacere , due sorelle ultraottantenni, super arzille e di classe che per scelta non si sono mai sposate, informatissime su qualunque tema di attualita’. Dopo pochi minuti, incredibile ma vero, le vedo discutere con mio figlio sul calcio mercato e sulle medaglie conquistate all’Olimpiadi .
Prima di andare in spiaggia, come ogni mattina, decido di farmi la mia oretta di camminata con le mie fedeli racchette da Nordic walking. Peccato che mi debba perennemente scontrare con i proprietari di cani di tutte le taglie, che oltre a fare i loro “bisognini” per strada, vengono lasciati privi di guinzaglio sul lungomare. Ahime’ lo devo ammettere ho una paura atavica per i cani, se ne incontro uno che mi si avvicina anche solo per giocare mi blocco come una statua , come se stessi giocando a “un due tre stella” e quindi chiedo “scusi potrebbe per favore mettere il guinzaglio al suo cane?”. I proprietari scocciati mi dicono “Signora stia tranquilla che non le fa’ nulla”. Ma come si puo’ esserne cosi’ sicuri? I cani sono animali e per questo imprevedibili. Se volete lasciarli liberi, com’e’ giusto che sia e li amate veramente , portateli in un bosco non nella passeggiata colma di gente, immobilizzati sotto i tavoli dei ristoranti o peggio ancora dentro i negozi affollati.

Non so’ forse sono diventata intollerante, ma faccio a fatica a sopportare determinati comportamenti che vanno a ledere la mia liberta’o piu’ semplicemente sono irrispettosi verso gli altri e anche una semplice vacanza puo’ diventare una lotta continua per avere un po’ di quiete. Ma per il prossimo anno mi sto gia’ attrezzando arrivo in spiaggia in assetto di guerra con un megafono per affrontare le mamme :) oppure chiedero’ semplicemente un ombrellone nella zona piu’ recondita della spiaggia almeno evitero’ discussioni e polemiche. La vita e' breve non ne vale la pena.

Foto cortesia di Siaosiao pubblicata con permesso https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0/





lunedì 18 luglio 2016

BASTA PESSIMISMO!


Scusate il ritardo.........ma ero impegnata a vivere !

In questo periodo mi sento come se fossi sopra il tagadà, chi ha una “certa” come me, ricordera’ questa giostra, stavi seduto su una un'enorme padella che girava e improvvisamente sopraggiungeva uno scossone facendoti alzare le gambe in alto senza controllo. Ecco alterno giorni in cui la giostra gira gira con tranquillita’ e altri in cui la vita mi costringe ad affrontare imprevisti e brutte notizie.

E’ vero vi ho promesso di regalarvi pillole di buon umore, ma dall’ultimo post mi sto scervellando per trovare una bella notizia, un aneddoto divertente, ahime’ confesso che l’impresa sta diventando ardua.

Ho perso un amico, un combattente, un ragazzo che amava la vita che nei suoi messaggi faceva coraggio a ME quando in realtà lui era in condizioni peggiori. Ora un’altra mia amica guerriera  e’ in ospedale ed ha appena subito un delicato intervento chirurgico, per fortuna superato brillantemente, ma sono stati comunque giorni di ansia.
Ma la vita va avanti e per cercare di donare spensieratezza e positivita’, ho organizzato la quarta edizione di un corso di make up gratuito nel reparto oncologico dell’Ospedale della mia citta’.
Ho visto arrivare in reparto cinque donne con un viso spento, rassegnate a dover combattere una guerra impari,  ma dopo due ore di pasticci con ombretti pennelli e tante risate le ho lasciate con un sorriso allegro e gioioso che mi ha riempito il  cuore. Non so’ quanto e come metteranno in pratica quanto appreso durante il corso, ma almeno in quelle poche ore non hanno pensato alla loro malattia, a parte il marito di una delle partecipanti che anziché farle i complimenti, ha commentato “e’ truccata troppo di blu !!” e la moglie, quasi a volerlo scusare  “io non mi trucco mai e non e’ abituato a vedermi cosi’! “ . Ero furibonda avrei voluto rispondere a quel marito “vuoi provare che sensazione ti da’ avere uno sguardo da pesce lesso  senza sopracciglia e ciglia? ”

Ecco e’ questo il punto!!  Dobbiamo dire a tutti i costi la verita’ anche se questa fa’ male? Stiamo “facendo il callo” alla brutalita’ della vita quotidiana?

Non so’ voi, ma io sono stanca di sentire notizie tragiche, attentati, violenze di ogni tipo , femminicidi,  incidenti stradali. 
In questi casi mi viene spesso in mente una mia ex collega che si rifiutava di guardare il telegiornale . Io la criticavo, dopo tutto non si puo’ mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi, ma adesso quasi quasi inizio a darle ragione, io somatizzo, m'immedesimo, non riesco ad essere indifferente.
L’altra sera durante il golpe in Turchia io preoccupatissima scrivevo alla mia amica ad Istanbul, oggi ho scoperto che il papa’ di una mia vecchia compagna di classe e’ tra i feriti dell’attentato a Nizza.

Ma vogliamo parlare dei Social Network. Possibile che ci sono persone che postano su Facebook, solo immagini cruente, bambini morti, cani massacrati, ragazzi con la testa priva di capelli e gli occhi infossati con la solita scritta tipo “sto facendo l’ultima chemio mi fate gli auguri?”.  Ammesso che queste foto siano vere, che bisogno c’e’ di farlo sapere a tutto il mondo mondiale e ricevere poi commenti d'incoraggiamento da dei perfetti sconosciuti? Che valore aggiunto ti da’?

Serpeggia tra la gente una sfiducia nel futuro soprattutto per chi come me ha figli. Ogni volta che prendi un aereo, che ti rechi ad un concerto, che vai ad una partita di calcio, ti guardi attorno e speri sempre che non accada nulla di grave.

I giornalisti devono fare il loro mestiere, devono esporre i fatti ma perche’ ad ogni telegiornale, sui quotidiani non si sforzano di raccontare anche qualche bella notizia. Una nuova scoperta scientifica di alcuni giovani ricercatori, un’iniziativa di solidarieta’ verso i bisognosi, aziende che in contro tendenza creano posti di lavoro, certo  una notizia di cronaca nera fa’ schizzare gli ascolti televisivi, ma la gente comune ha bisogno di continuare a sperare.
Mi sono imposta d’ora in poi di assaporare ogni momento della giornata. 
Forse stiamo perdendo il piacere delle piccole cose  Proviamo a ritrovare la spensieratezza di quando eravamo bambini. Concedetevi un aperitivo con amici dopo una dura giornata di lavoro in cui magari avete litigato con il capo, andate a vedere una commedia divertente al cinema con la vostra famiglia , fate un pic nic in un bel prato al fresco sotto un albero magari in compagnia di un bel libro, fatevi coccolare in una beauty farm, un po’ di sano shopping ma anche solo passeggiare mangiando un gelato puo’ essere un modo per staccare dai problemi quotidiani, calmare lo stress e guardando il cielo con il naso all’insu’ osservare le nuvole, perche’ questo e’ ancora un gran bel pianeta in cui vivere.
E per ritrovare il buon umore ecco un paio di link di chi finalmente ha deciso di pubblicare notizie positive….buona lettura!!

Foto cortesia di Mon CEil, pubblicata con permesso https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/


martedì 24 maggio 2016

SI'............VIAGGIARE!


Sempre nell’ottica del “facciamolo ora che sto’ bene, perche’ in futuro non si sa’” io e mio marito,  in barba a possibili attacchi terroristici, impegni di lavoro e familiari, abbiamo deciso di prenotare un viaggio a Capo Verde Isola di Sal.
Premetto che siamo sempre stati orientati su viaggi itineranti . 
Il nostro viaggio di nozze non è stato il solito soggiorno in un atollo ai Caraibi, due piccioncini ostaggi del bungalow e dei lettini a bordo piscina,  ma un tour di alcune citta’ piu’ importanti del Nord Est degli Stati Uniti ovviamente prima fra tutte New York.
Stare seduti su una panchina a Central Park mangiando un hot dog oppure sui gradini di un mega grattacielo ad osservare la gente che passa,  la moltitudine di razze e di look mi ha sempre affascinato.
Questa volta invece, dato che era in occasione del nostro 20^ anniversario di matrimonio (un vero record di questi tempi!) abbiamo scelto un viaggio romantico e super rilassante.
Si sono aggregati  anche un’altra coppia di nostri amici con cui abbiamo gia’ fatto altri viaggi.
Arrivati al villaggio un po’ shakerati da 6 ore di volo , giusto pochi minuti per mollare il bagaglio in camera, indossare il costume da bagno e ci catapultiamo in un vero e proprio paradiso.
Avevo lasciato la pioggia a Milano e mi ritrovavo a camminare su una sabbia bianca e soffice come la farina….puff i piedi affondano …il vento sempre presente sull’isola inizia a farsi sentire….ma e’ un sollievo perche’ il sole picchia forte.
Nei giorni successivi inizio il mio “duro lavoro” di lettino terapia (ahime’ qualcuno deve pur farlo no??)……mattina e pomeriggio completamente coperta di crema solare protezione 50+ con un bel libro in mano…la goduria piu’ totale. A nulla sono serviti gli inviti degli animatori del villaggio…..volete imparare a ballare la baciata? Ginnastica? Partita a carte? Macche’  io e la mia amica Isabella eravamo arenate come due foche.
Sulla spiaggia incontriamo due simpatici ragazzi Pasqualino e Edison (improbabili nomi capoverdiani)  che ci mostrano le escursioni per visitare l’isola. Qui gli uomini hanno tutti o quasi dei fisici statuari con tartaruga incorporata e talvolta gli occhi chiari, mentre le donne sono tutte “in carne” con dei bei posteriori sporgenti. Qui con le mie forme sarei perfetta ed apprezzata!!:)
E tra derapate con i quod e bagni nelle saline iniziamo ad amare sempre di piu’ l’Isola di Sal e i suoi abitanti.
Scopriamo che sono molti gli italiani che vivono stabilmente sull’isola. Molti hanno aperto ristoranti, bar, edificato palazzi e creato ogni genere di attivita’ per il divertimento dei turisti. Gli italiani qui hanno creato un business, ma hanno anche aiutato l’economia dell’isola.
Dapprima ho invidiato chi ha fatto una scelta di vita cosi’ coraggiosa ma purtroppo non e’  “tutto oro quello che luccica”. Le tasse doganali sono molto alte, i capoverdiani importano tutto persino frutta e verdura  e la crisi si fa’ sentire.  Certo un pensionato italiano qui potrebbe vivere dignitosamente senza grosse pretese.
Abbiamo conosciuto un anziano signore italiano che pescava tranquillo e beato. Aveva proposto alla moglie di seguirlo e andare a vivere sull’isola ma di fronte al suo rifiuto egoisticamente ha fatto i bagagli ed e’ partito. Tutto cio’ mi fa’ pensare…..abbiamo una sola vita da vivere avra’ fatto bene il pensionato a mollare tutto? Certo vedersi attorniare da decine di bambini scalzi nelle favelas , felici solo perche’ sto regalando loro frutta e noccioline mi ha fatto provare una tristezza immensa, ma allo stesso tempo mi sono chiesta : abbiamo veramente bisogno di tutto cio’ che ci circonda? Il consumismo ci rende davvero felici? Il passeggiare sulla spiaggia con il vento tra i capelli e lo sciabordio del mare mi ha fatto sentire completamente in sintonia con la natura e  libera dai pensieri stressanti non per niente lo slogan dell’Isola e’ “Cabo Verde no stress”.   
In questa terra i ritmi  sono piu’ lenti, hai l’impressione di godere di ogni minuto della giornata e di assaporare la vita per la quale ho combattuto tanto in questi anni.

Al mio ritorno ho riabbracciato i miei figli  e ripreso il solito tran tran quotidiano ma continua a frullarmi nella testa una domanda che ci fece la guida turistica, perennemente in infradito, “Ma voi come fate a vivere la’?”. Ecco vi lascio con questo dubbio amletico.

martedì 3 maggio 2016

ORGOGLIO ITALIANO


Mi sono sempre immedesimata nei personaggi di  telefilm come “ER Medici in prima linea “. Certo lavorare a fianco di un George Clooney in camice bianco ha il suo perché,  ma non ho mai desiderato diventare una dottoressa o un’infermiera, troppo emotivamente destabilizzante.
In questi anni ho conosciuto tantissimi medici e paramedici che svolgono questo mestiere con passione e determinazione, malgrado le scarse risorse degli ospedali pubblici italiani.
Nella mia città il reparto oncologico è ancora aperto grazie al tam tam mediatico e alla mobilitazione generale fatta di migliaia di firme di cittadini . Come si può pensare di chiudere un reparto stracolmo di pazienti, dove passi le giornate attaccata ad una flebo ma almeno in un clima sereno e nonostante tutto allegro, grazie alle infermiere che amorevolmente seguono i malati??!
Certo ci sono anche i centri di eccellenza, dove oltre a curare i malati,  viene anche finanziata la ricerca scientifica. Il centro di Candiolo vicino a Torino e’ uno di questi e  ahime’  e’ diventato quasi “una seconda casa” per me.
La struttura e’ nuovissima ed  imponente. Malgrado sia nel bel mezzo delle campagne piemontesi e i parcheggi siano a “perdita d’occhio”,  diventa difficile trovare un posto auto. Questo la dice lunga sulla quantità dei malati che frequentano il centro!
Ricordo che contattai personalmente il Direttore della Divisione di Ginecologia Oncologica sul cellulare . SI’! avete capito bene ………..sul SUO telefono personale , per fissare un consulto medico. Purtroppo ci disse che stava per partire per le vacanze, ma che aveva un’ottima equipe di medici e ci fornì un nome di un collega .
Alla prima visita rimasi colpita da questo giovane dottore dai modi gentili e con un faccino da eterno ragazzino . Questo dottore mi segue ormai da circa 3 anni rassicurandomi ad ogni visita di controllo e devo a lui la mia guarigione.
E’ palese l’entusiasmo con cui svolge questo lavoro e sono contenta che finalmente possa raccogliere i frutti di tanti sacrifici fatti di studio ed esperienze all'estero. Ho scoperto da poco che si occupa anche di corsi di formazione per futuri infermieri, quindi il suo e’ davvero un impegno a tutto tondo.
Ebbi comunque modo di conoscere il primario in occasione  del secondo intervento di recidiva, o meglio avrei voluto stringergli la mano, ma non ebbi il tempo di entrare in sala operatoria che l’anestesia mi aveva gia’ mandato ko e stavo gia’ ronfando alla grande.
Il giorno dopo, mentre ero al telefono con un’amica elogiando l’Istituto di Candiolo, mi si materializzo’ improvvisamente a fianco al mio letto un giovane biondo che si presento’ dandomi la mano. Era lui …il direttore…..Un medico giovane , bello, professionalmente preparato ma soprattutto umile. Siamo lontani dai primari “baroni” di una volta, lui e’ arrivato spingendo il carrellino per le medicazioni dicendomi “ora inizio io poi finira’ l’infermiera”. Incredibile!
Una struttura ospedaliera che e’ in realta’ un concentrato di efficienza, professionalita’ e umanita’, dove le camere hanno il bagno stile hotel piu’ che da ospedale e dove anche le signore delle pulizie entrano in stanza ogni mattina con il sorriso stampato in faccia e una battuta cordiale per tutti.

Non posso che ringraziare tutti i medici dell’Ospedale della mia citta’ e l’Istituto di Candiolo per avermi assistita in questi anni e se non sapete a chi donare il Vostro 5 per mille scegliete un polo oncologico tutto italiano come  L'Istituto per la Ricerca e la Cura del Cancro di Candiolo (TO).

Foto cortesia di Jeff Eaton, pubblicata con permesso https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0/

mercoledì 20 aprile 2016

GENITORI 2.0


I mille impegni, riconducibili al mio ruolo di  madre e moglie, mi colmano la giornata, ma del resto è la vita di tante donne di oggi. Un correre continuo di qua e di là . Colloqui con i professori dei figli, allenamento di calcio , piscina, cucinare, far la spesa , il bucato, la casa, il lavoro, ma talvolta basta un piccolo aneddoto accaduto nella giornata che mi costringe  a guardare i miei figli con occhi diversi. Mentre li sento parlare a tavola durante la cena, mi sorprendo nel constatare quanto siano cresciuti. Dove sono finiti quei bambini con le guance cicciotte da strizzare, che mi dicevano “andiamo al pagiugoti?” (andiamo al parco giochi?) oppure quando m'indicavano con il ditino “le melanzanghe “ o mi chiedevano “ mi dai il biberombi?”. 
Com’e’ possibile che siano diventati più alti di me e che mi prendano in giro per la mia età? quando entriamo in un'edicola, mi chiedono regolarmente “cosa compri mamma? La rivista NONNA Moderna”?. Oppure se esprimo una mia opinione mi dicono “Mamma come sei old!”…….. Ma come si permettono ! J  
Sembra ieri che ero alle prese con pannolini , bagnetti e pappette eppure lo rammento come un periodo felice della mia vita, malgrado le ore di sonno perse. La stanchezza era all’ordine del giorno ma nulla di paragonabile a cio’ che avrei affrontato  in un futuro non lontano.
Certo essere genitore di questi tempi non è facile e se poi problemi familiari gravi minano la serenità e la sicurezza dei propri figli allora il compito diventa davvero arduo. Ma sta a noi crescere questi adolescenti che saranno uomini  e donne di domani.
Purtroppo il lavoro ci tiene lontani da loro e tentiamo di compensare tali mancanze facendo i salti mortali. Facciamo i compiti con loro, ci trasformiamo in taxisti per portarli in discoteca o  alle feste,  ospitiamo i loro amici a cena o a dormire . Ma alzi la mano quanti , nati negli anni ’60, avevano la madre che studiava con loro? Mia mamma, vuoi per il suo livello d'istruzione, non era in grado di supportarmi nello studio, quindi dovevo per forza cavarmela da sola anche nelle piccole cose. A 14 anni feci l’iscrizione alle scuole superiori in totale autonomia; non sapevo nemmeno cosa fosse una marca da bollo e dove comprarla. Certo come direbbero i miei figli “erano altri tempi”!
Ma forse ora siamo all’eccesso opposto. Siamo diventati genitori zerbinati per i figli!
Sento genitori che si privano di uscire nel fine settimana perché devono studiare latino con la figlia, che trascorrono le serate a preparare le ricerche per poi vantarsi del voto sensazionale che ha preso il figlio. Peccato che il compito l’abbia fatto il genitore e non il figlio! Potrei sembrarvi una madre degenere , ma io ho sempre cercato di responsabilizzare i miei figli , non controllo mai il diario scolastico, sono disponibile per verificare quanto da loro studiato, ma non studio con loro passando le giornate su Internet a caccia di spiegazioni su formule o teoremi di matematica studiati 30 anni fa. La verifica e’ stata insufficiente…… pazienza…. ma devono imparare che nulla si ottiene senza sacrifici e che non possono pretendere sempre l’aiuto dei genitori.  
Qualche volta mi e’ capitato di vedere genitori in piena notte fuori dalle discoteche ad aspettare i figli con il pigiama addosso, barricati in auto per difendersi dal freddo  e purtroppo  a volte ero anch’io li’ con loro! Mio padre mi diceva “se non trovi un passaggio da un amico con la macchina e per di più fidato, stai a casa!” Ancora oggi, quando incontro il mio amico Luca, non faccio che ringraziarlo! Proprio sul più bello in piena pista da ballo, lo guardavo con occhi imploranti e gli chiedevo se poteva portarmi a casa perché era scattata l’ora X come Cenerentola . Mi lasciava sul viale di casa  e dopo tornava nuovamente in discoteca…… un vero santo!
Questa e’ una generazione di ragazzi con una dimestichezza incredibile su tutto ciò che e’ tecnologico, ma si perdono “in un bicchier d’acqua” nella praticità della vita quotidiana. Negli anni ’80 era un must avere un mezzo a 2 ruote che non fosse la bici, tutti avevano la vespa o il ciao . E’ paradossale ma mio figlio spesso si lamenta che  non riesce a trovare un amico che abbia voglia di fare un giro in moto con lui , perché nessuno ce l’ha e non la desiderano nemmeno. Certo tanto ci siamo noi genitori che li "scarrozziamo"!

Questi adolescenti brufolosi hanno davvero tanti tantissimi amici, ma spesso sono solo virtuali, coinvolti come sono in ogni tipo di social network. Quelle rare volte che socializzano e stanno insieme non hanno nulla di nuovo da raccontarsi perché hanno già condiviso tutto su Facebook , Instagram, Pinterest e via dicendo. Ma non demonizzo questo loro mondo , anzi ho sempre cercato di entrarne a far parte perché solo parlando il loro linguaggio non ti senti esclusa a patto che però questi mezzi di comunicazione vengano utilizzati in modo corretto . Quando sento qualche mamma coetanea che mi dice, per partito preso, “ah io non sono capace…non sono iscritta nemmeno su Facebook…ho proprio un rifiuto per queste cose ”. Male! Dobbiamo tenerci al passo perché solo così possiamo capire le esigenze di questi ragazzi e poi il tempo ci dirà se abbiamo fatto un buon lavoro.

Foto cortesia di Stephan Hochhaus, pubblicata con permesso https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/     

domenica 10 aprile 2016

FORSE SONO MALEDUCATA!!!.........


Apro lentamente gli occhi….. sto riprendendo pian piano conoscenza …..mi guardo intorno e all’improvviso ricordo tutto , ho appena subito un delicato intervento chirurgico e mi accorgo di avere attorno al mio letto i miei familiari insomma le persone che mi vogliono bene. Tra tutte spicca uno spilungone di quasi due metri che riconosco essere il cugino di mio marito che abita a Cosenza . Con la voce ancora impastata e  sonnolenta gli chiedo “Che ci fai anche tu qui?” e lui mi risponde “tranquilla ho fatto solo una piccola deviazione prima di andare a Trento per lavoro”……e lui la chiama “piccola deviazione”???sono oltre 300 km di distanza!!Le sue parole mi strappano un mezzo sorriso e mi fanno apprezzare ancora di più il suo gesto, considerando che alla fin fine sono solo una parente acquisita.
Capite? Questo ragazzo non si è fatto scrupolo di pensare “oddio forse disturbo…magari non c’entro nulla….sono di troppo….le farà piacere?”…è venuto e basta!Perché mi conosce bene evidentemente.
Io non auguro a nessuno di soggiornare in un ospedale ma vi assicuro che il tempo sembra  come dilatato…....i minuti diventano ore……la noia ti attanaglia…forse l’unico rimedio e’ dormire, se riesci, perché almeno non ti rendi conto del tempo che passa. Chiaramente dipende dalle cure e dalla patologia. Io durante le sedute di  chemioterapie, che duravano quasi tutta la giornata, osservavo spesso la mia vicina di letto che aveva per ore e ore amiche vicine a lei che le tenevano compagnia. Per carità erano molto carine e gentili…. E conoscendo meglio la mia compagna di sventure si merita tutto l’affetto di questo mondo, ma io alla richiesta di qualche amica se volevo un po’ di compagnia, rispondevo garbatamente “vi ringrazio di cuore ma preferisco stare da sola a guardare un film e poi spesso mi addormento quindi non sarei di compagnia”.
Le persone che conoscono la vera Rosy sanno che io non ho mai fatto mistero della mia malattia, lo sapeva anche il postino che mi vedeva uscire in giardino con la mia bella bandana in testa, e per il mio essere cosi’ estroversa non poteva non farmi  piacere che qualcuno venisse a casa o in ospedale a trovarmi.
Io capisco che le persone siano titubanti ….certo non e’ bello come andare in ostetricia a trovare una mamma che ha appena partorito un bel frugoletto….ma se hai qualche dubbio, piuttosto fai una visita brevissima, cinque minuti di orologio , un sorriso, un caldo abbraccio , due parole e  te ne vai, ma almeno il malato sente che c’e’ qualcuno che gli vuole bene.
Smettiamo con questi falsi moralismi del tipo “ho paura di disturbare”!!! forse conviene a noi ragionare in questo modo????
Ovviamente se conosci il carattere della persona e sai che potrebbe rivelarsi cosa gradita . Diversamente ci sono persone che quando stanno male non vogliono vedere nessuno … io lo so’ e le rispetto . Ma piuttosto a questo punto mando un sms quasi giornaliero poco invasivo o una rapida telefonata. L’importante e’ far capire che ci sei  che le stai accanto nel momento del bisogno.
Ricordo una mia cara collega cinese …..ci siamo ammalate insieme … andavo in pausa pranzo a casa sua …..quando andava in Cina per delle cure sperimentali, mandavo dei messaggi a suo marito  …sono andata ancora alcune volte in ospedale…fino ai suoi ultimi giorni . Rimane il rammarico di non aver fatto abbastanza, ma sicuramente le ho regalato qualche sorriso e qualche abbraccio che non ha avuto da tutti quelli che piuttosto che chiamarla preferivano la via piu’ veloce e meno coinvolgente chiedendomi “Hai notizie? Come sta?”  ed io dopo l’ennesima richiesta d'informazioni un po’ scocciata rispondevo “Perché non glielo chiedete voi direttamente? Sono sicura che le farebbe piacere”. Sicuramente  ognuno di loro avra’ avuto le sue buone ragioni, ma siamo cosi’ presi e oberati da impegni quotidiani, casa, lavoro, figli per dimenticarci quanto sono importanti le persone che ci circondano ? O lo capiamo solo quando il problema ci tocca da vicino?
Mentre ero a casa dal lavoro durante la convalescenza, purtroppo un’amica stava iniziando anche lei la sua dura battaglia personale ed era in attesa dei risultati dell’esame istologico . Il giorno fatidico le chiesi “vai da sola a ritirarli?” e lei “si ! mio marito e’ impegnato con il lavoro e non puo’ accompagnarmi” al che non ci pensai due volte e le risposi “ti accompagno io!”. Di certo lei tento’ di opporre resistenza, dicendo che lei era una tosta che non aveva bisogno di nessuno, ma io m'imposi fermamente. Sono stata maleducata direte voi?? Forse e’ vero, sono stata maleducata e invadente, ma una vocina dentro di me mi diceva che dovevo andare con lei. Quando la vidi sciogliersi in lacrime davanti all’oncologo che le stava comunicando la triste notizia di un tumore maligno, capii che il mio comportamento non cosi’ “politicamente corretto” era stato la scelta giusta, perchè lei in quel momento aveva bisogno di un sostegno ed io ero li’ accanto a lei come solo un’amica puo’ e deve fare.

Questo forse vi sembrera’ un post “scomodo” e polemico, ma la mia intenzione e’ smuovere la coscienza di ognuno di noi , perché basta veramente poco per rendere felice un conoscente un amico senza aspettarsi nulla in cambio . E dalla mia esperienza vissuta non riesco ad essere indifferente davanti alla sofferenza altrui, magari sbagliando, ma pur sempre a fin di bene e armata di buone intenzioni. Perché non proviamo un po’ tutti a donare un sorriso a chi e’ piu’ sfortunato di noi? E’ cosi’ gratificante J

Foto cortesia di maf04, pubblicata con permesso https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0/

sabato 2 aprile 2016

GIOVANE DENTRO

Non mi sono mai considerata bella, nemmeno da ragazzina. Il mio “dialogo” quotidiano con lo specchio è sempre stato una dura lotta, eternamente insoddisfatta e spietatamente critica verso me stessa.  Da adolescente il mio corpo aveva le sembianze di una pera, seno abbondante vita stretta stretta e fianchi generosi. Forse appartengo ad un’altra epoca! 
Alla corte del Re Sole a Versailles avrei fatto un figurone, con gli sfarzosi abiti e il seno strizzato in un corpetto ….un “davanzale” così non sarebbe di sicuro passato inosservato. 
Ma vogliamo parlare dei favolosi anni 50? Sarei stata perfetta per il film “Vacanze Romane”….. ampi vestitini strategici per nascondere il lato B , cinturina per valorizzare il punto vita, mini foulard al collo  e occhiali da sole scuri ……gia’ mi vedo avvinghiata a Gregory Peck in giro per la città eterna con la Vespa.
Purtroppo vissi la mia giovinezza a cavallo tra gli anni ’70/ ’80 e vi assicuro che  ogni giorno era una sfida per cercare di valorizzare il mio look. 
Nelle mani di mio padre, barbiere vecchio stampo, avevo perennemente i capelli con “moto ondoso in aumento”, non un bel riccio definito ma delle onde stile charleston. Ringrazio ancora mia zia che un giorno, al colmo della disperazione, mi libero’ dalle grinfie di mio padre e mi disse “Ti porto da una parrucchiera moderna perche’ cosi’ sei inguardabile!”. Il mio papà ancora non me lo perdona ma la “cofanata” di capelli anni ‘80 era sicuramente preferibile ad una piega old style!
Naturalmente tra le teenagers di quegli anni i jeans rappresentavano il capo di abbigliamento piu’ usato che, sebbene di vari modelli, ti rendessero il posteriore largo come una porta aerei, quindi l’unico rimedio era il pullover perennemente installato in vita ; piuttosto pativo il freddo ma non lo indossavo mai neanche quando salivo sul mio motorino “Ciao” modello vintage!
Era il periodo  dei cosiddetti “paninari” con i piumini Moncler e gli scarponcini da boscaiolo Timberland ma mia madre, pur avendo le possibilita’ economiche, non mi comprava nulla di griffato e alla moda, quindi il mercato dell’abbigliamento con le sue bancarelle era il mio piu’ fedele alleato.
Malgrado i miei 60 chili circa andavo fiera della mia pancia piatta che in seguito alle due gravidanze ahime’ rimase solo piu’ un lontano ricordo. 
Ammetto che invidiavo e invidio tuttora le donne magre; perche’ogni volta che mangio qualcosa devo chiedermi se e quanto mi fara’ ingrassare ? Sono arrivata al punto che se incontro una donna magra con gli stivali che “ le ballano” sul polpaccio, malgrado abbia infilato ANCHE i pantaloni dentro,  inizio a guardarla con sguardo omicida, ma che ingiustizia e’ mai questa? Io devo fare delle acrobazie per chiuderli!
Con il tempo e la maturita’ ho iniziato ad accettarmi per come sono, ho fatto pace con il mio corpo, grazie ad una nutrizionista ho perso i chili che avevo acquisito durante le terapie e ho cercato di volgere in positivo un’esperienza dolorosa come la malattia . Capelli cortissimi biondo platino, trucco sempre molto curato, orecchini importanti  e tacchi alti, perche’ una donna se vuole puo’ reinventarsi e rendere giustizia all’adolescente  brufolosa e insicura di un tempo.  
E se poi una collega nonche’ amica ti dice “Rosy tu sei una delle poche donne che  migliora con il tempo” non puo’ che farti piacere dopo tutto basta un po’ di forza di volonta’ ogni mattina!

Foto cortesia di Dan Queiroz, pubblicata con permesso https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/

domenica 20 marzo 2016

I LOVE MUSIC



Immersa nel traffico cittadino di un qualunque lunedi’ mattina, con le mie scarpe tacco 12, martello  freneticamente sui pedali dell’auto, frizione ……accelleratore… frizione …accelleratore… freno. Ogni tanto “butto un occhio” agli specchietti per controllare le altre auto, ma soprattutto al primo semaforo rosso controllo per l’ennesima volta se il trucco e i capelli sono in ordine, quando la mia radio preferita trasmette un brano anni 80 tra gli intramontabili. Improvvisamente mi sembra che il sedile della mia Yaris mi butti fuori di colpo, come il seggiolino di un aereo militare dopo aver schiacciato il bottone “eject” e mi ritrovo a Firenze, in gita scolastica delle Scuole Superiori , stesa sul letto della camera d’albergo e con il mio walkman sto ascoltando per la ventesima volta “State of Nation” degli Industry. Un vero cult di quegli anni! Di colpo l’andare in ufficio e affrontare una giornata stressante  non mi sembra poi cosi’ traumatico …… questa canzone mi ha rievocato dei cosi’ bei ricordi che mi sento di buon umore ed euforica.  A costo di sembrarvi forse un po’ troppo nostalgica a me la musica anni ’80 e ’90 mi hanno regalato sempre delle emozioni incredibili.
Se sento Nikka Costa , quella bambina con la vocina delicata e  il viso angelico che cantava “On my own” in una frazione di secondo rivado con la mente ai ricordi di una quartodicenne in spiaggia a Marina di Ragusa, mentre scherzo con i miei amici siciliani.
Ed è un susseguirsi di sensazioni …..Non ci crederete ma io ad ogni Natale, inserisco come suoneria del mio cellulare “Last Christmas “ degli Wham, perche’ ogni volta che la sento, mi rivedo in discoteca appena diciottenne, con look discutibile ma in linea con quegli anni,  mentre festeggio con gli amici il mio primo capodanno da sola. Un avvenimento storico visto che i miei genitori non  mi permettevano di uscire spesso di sera, altroché i giovani di oggi!
Il periodo adolescenziale e’ stato caratterizzato dalla mia passione per i Duran Duran , di cui era una fan  sfegatata e  il mio bel poster del faccione di John Taylor il chitarrista ce l’avevo anch’io nella mia cameretta con “Save a prayer” che girava a manetta sul mio registratore per musicassette.
Con i primi soldi guadagnati iniziai ad andare anche a qualche concerto internazionale importante, di quelli che lasciano il segno, di quelli che negli anni a venire  potrai dire ai tuoi figli “IO C’ERO!”… Pink Floyd nel  ’88 con un enorme maiale che passavano sopra le teste degli spettatori….Oppure Bruce Springsteen trascinata da una mia amica, durante il quale ci siamo scatenate a ballare a tal punto dal rischiare di rotolare giu’ dagli spalti dello Stadio.
Poi  crescendo arrivo’ l’amore e la musica italiana inizio’ a far parte della mia vita. Brani di Antonello Venditti e Tiziano Ferro ascoltati fino alla nausea  hanno segnato i miei momenti di amore, di rabbia e di addii.  La musica mi ha accompagnato anche e soprattutto durante la mia malattia ; mi estraniavo da tutto cio’ che mi circondava mentre per esempio ero in sala d’aspetto prima di una visita medica oppure durante le terapie. Un po’ di sana musica per aiutarmi a tirare avanti!

Ma di quel tremendo e interminabile periodo della mia vita c’e’ anche un’innocua musichetta che mi ha tenuto compagnia nei pomeriggi in cui ero ostaggio del divano ed e’ la sigla iniziale di una serie televisiva americana “Sex and the City”. Aspettavo ogni giorno un episodio, una nuova puntata che mi facesse sorridere un po’ e dimenticare i miei problemi . So’ gia’ a cosa state pensando …..avete ragione di certo non mi evochera’ mai ricordi allegri, ma questo motivetto mi aiutera’ a ricordare la forza che mi ha sostenuto in questi anni perche’ se ho affrontato il cancro posso affrontare TUTTO!  Vi regalo una scena del telefilm che mi ha toccato particolarmente……https://www.youtube.com/watch?v=bGwfg6y9yVw guardatelo merita davvero!!!!




Foto cortesia di Roswell Park, pubblicata con permesso https://creativecommons.org/licenses/by-nd/2.0/

mercoledì 9 marzo 2016

SIAMO COSI' , DOLCEMENTE COMPLICATE



Sopravvissuta all’ondata di piacevoli messaggi di auguri su whattsapp, di sms e di post su Facebook da parte di tutte le mie amiche,  mi  lancio anch’io nel celebrare le donne ma  il giorno dopo , quindi decisamente controcorrente!
Penso alle donne ma quelle vere, non quelle descritte negli spot pubblicitari in TV. Ci avete mai fatto caso? Dopo tutto, il mondo è pieno di donne che salutano il marito dicendo “ciao caro partecipo ad una maratona e torno” e poi però hanno bisogno di una pastiglia perché , sfortuna vuole , poco prima della gara,  i dolori mestruali le impediscono di correre. Ma com’e’ possibile??? io sento solo donne che hanno un flusso mestruale così abbondante che non riescono nemmeno ad alzarsi dalla sedia!! Oppure quella pubblicità in cui una donna entra in casa di un’amica e incrociando un uomo che sta per uscire dall’appartamento le dice “finalmente te ne sei sbarazzata ?“ e l’amica le risponde “ma noooo ho solo dolori dappertutto a causa del ciclo” ma cosa c’entra?! Mi sembra una tale idiozia! Ma vogliamo parlare delle donne che si lanciano con un paracadute, però attenzione con l’assorbente che non le delude mai! Senza contare l’uso della donna per rendere un prodotto più accattivante, anche se si tratta solo di silicone sigillante, con il quale una modella super sexy si mette a sigillare il proprio box doccia . Francamente le donne che conosco io  si occupano della manutenzione della propria casa, pitturano pareti , spostano mobili ma non lo fanno per diletto, bensì costrette, perché il proprio uomo si defila o peggio ancora sono donne sole.
Io vado fiera di appartenere alla categoria delle “donne” quando vedo una donna che passeggia con un turbante colorato in testa per nascondere la mancanza di capelli incurante degli sguardi altrui ; quando conosco donne che tirano avanti giorno per giorno sopportando una situazione familiare disastrosa per amore dei figli; quando immagino donne di ritorno dal lavoro, stravolte, che devono inventarsi un menu per la cena, stirare e prendersi cura dei bambini ma devono anche ringraziare “ a denti stretti”  e fare i complimenti al marito che dice “Amore hai visto come sono stato bravo? Sono andato ANCHE a gettare la spazzatura e poi non dire che non ti aiuto!”. A onor di cronaca per fortuna questo non e’ il mio caso.
La donna di oggi  e’ diventata indipendente, occupa ruoli chiave nelle aziende o in politica, e ha una maggiore sensibilità nell’approccio con le persone e nel trattare gli affari. Ma allora perche’ nel mondo del lavoro non riusciamo a “fare gruppo” ? siamo solo capaci di ostacolarci a vicenda con pettegolezzi, critiche e cattiverie di ogni tipo? In questo dovremmo imparare dagli uomini. Litigano tra di loro, appianano le divergenze faccia a faccia, urlano e poi dopo mezz’ora tornano ad essere amiconi.
La donna cosi’ disinibita e sicura di se’ spaventa l’uomo che non ha altra scelta se non utilizzare la propria forza fisica per prevaricare . E questo in parte spiega i numerosi femminicidi che oramai purtroppo accadono quotidianamente. 
Sono comunque convinta che il rispetto per la donna inizi già dall’educazione che viene impartita ai ragazzi che saranno gli uomini di domani. Il mondo è spietato e pertanto dovranno essere capaci di difendersi, ma anche con le parole non solo con i cazzotti e la prepotenza.  Ma io insegno anche ai miei figli, ad essere galanti, piccoli gesti quotidiani che sono sempre apprezzati come dare la precedenza alla donna uscendo da una porta oppure da un ascensore, ad essere autonomi nei lavori di casa e a cucinare perché le loro mogli un giorno mi ringrazieranno.
E chissa’ se finalmente quest’anno avremo una bella sorpresa : un Presidente degli Stati Uniti d’America Donna…… perche’ no? Dopo tutto uno di colore c’e’ gia’ stato J

Foto cortesia di Department of Foreign Affairs , pubblicata con permesso https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/


sabato 5 marzo 2016

SISTER ACT


All’età’ di sette anni partecipavo con entusiasmo alla  messa domenicale, seppur mi toccasse la levataccia mattutina.
Di domenica in domenica ero arrivata al punto che sapevo a memoria persino la liturgia che recitava il prete.
Mi dispiace deludervi ma il mio recarmi in Chiesa così diligentemente, non era dovuto ad un reale fervore religioso, quanto alla mia passione per il canto.
A quei tempi la Chiesa vicina a casa mia era dotata persino di due cori, i bambini piccoli come me facevano parte del coro della messa delle 9.30 e poi c’era quello delle 10.30 composto da adolescenti con la voce già impostata, che guardavo con sperticata ammirazione  .
Il sabato era la giornata dedicata alle prove in sacrestia, ricordo con immenso affetto la ragazza che dirigeva il coro , che nonostante i suoi continui richiami nei miei confronti , alla fine si arrendeva lanciandomi,  con mira incredibile,  il libretto delle canzoni in testa per farmi star zitta; in effetti, la parlantina non mi è mai mancata.
Negli anni  seguenti continuai a cantare in un paio di  cori della mia città, perché i classici canti di chiesa mi “stavano stretti” e iniziai ad avvicinarmi alla musica classica, ai cori a cappella, con un misero organo a canne quando c’era. Trascorrevo le giornate nella mia cameretta,  cantando e  specchiandomi davanti alle ante di un armadio laccato anni ’70, con una matita in mano a mo’ di microfono, facendo il verso alle cantanti dell’epoca, prime fra tutte Raffaella Carra’, abbozzando persino  un disastroso balletto.
Cantare era diventato la mia valvola di sfogo, cantavo quando ero felice, cantavo a squarcia gola quando ero arrabbiata le canzoni di Teresa Desio in uno stentato napoletano, cantavo se ero triste con pianti adolescenziali , mentre intonavo “It’s hard to say I’m sorry” dei Chicago. Verso i venti anni io e la mia amica d’infanzia con cui cantavo da anni, progettavamo di andare a studiare canto professionale a Milano. Ero lanciatissima e sognavo ad occhi aperti…ormai non mi fermava più nessuno, ma purtroppo non fu così. La voce iniziò a calarmi , bruschi abbassamenti del tutto ingiustificati . Alla fine decisi di farmi visitare e purtroppo mi diagnosticarono dei noduli alle corde vocali.
La sfortuna mi perseguitava! Avrei dovuto abbandonare l’unica vera passione che avevo. Provai con la logopedia, ma senza grossi miglioramenti poi conobbi mio marito e ,potenza degli uomini, magicamente sparirono i noduli , ma la voce rimase calda e sensuale modello Amanda Lear. Mi rassegnai a non cantare più e cosi’ feci per ben quindici anni.
Avevo appena combattuto la terribile bestia del tumore, quando mi resi conto che mi mancava qualcosa, un piccolo pezzo nel puzzle della mia vita. Il CANTO!
Mi misi alla ricerca di un coro in cui poter imparare nuovamente a cantare in modo serio e finalmente approdai nel coro del Liceo Musicale della mia città.
Mi cimentai addirittura in spettacoli di lirica come la Tosca e la Traviata, con costumi di scena in velluto e con tanto di guanti lunghi dorati. Era impegnativo ma mi dava una forza nuova, una grinta nel ricominciare a vivere.
Ma il destino mi rimetteva a dura prova! Dopo aver scoperto le recidive ai linfonodi, iniziai le chemioterapie e purtroppo spesso non avevo le forze fisiche per partecipare alle prove . Ma feci i salti mortali per garantire la mia presenza.  Una sera era in programma un concerto con orchestra in uno dei teatri più prestigiosi  e conosciuti del nord Italia. Nulla al mondo mi avrebbe distolto dalla mia intenzione di cantare a quel concerto. Al mattino feci la seduta di chemio che durò fino al tardo pomeriggio e poi dissi a mio marito “tu mi devi portare in quel teatro io devo essere lì a tutti i costi!”. Entrai in ritardo,  in prima fila vicino alle mie colleghe di coro e il maestro  in quel momento mi guardò , tiro su in alto il pollice in segno di approvazione, sorridendomi…..Fu difficile stare in piedi , mi sentivo svenire e le luci mi facevano sudare sotto la parrucca ma ERO LI’ SUL PALCO. J
La malattia non aveva avuto la meglio sulle mie passioni, mi ero aggrappata a ciò che veramente mi faceva sentir bene, con tutta la mia gioia di vivere.
Naturalmente continuo tuttora a cantare nello stesso coro,  ho solo un piccolo problemino non sono in grado di leggere la musica e non conoscendo le note canto “a orecchio” e questa sara’ a breve la mia prossima sfida : imparare a suonare il pianoforte! Perchè le sfide non finiscono mai.....

Foto cortesia di ElizaC3, pubblicata con permesso https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/


mercoledì 24 febbraio 2016

DI NECESSITA’ VIRTU’



Navigando sul web alla ricerca di qualche rimedio infallibile per affrontare il cancro, mi sono accorta  che  i consigli medici e spirituali sono davvero un’infinita’.
Dopo lo shock iniziale, ognuno adotta una tecnica diversa per metabolizzare la triste notizia e trovare le motivazioni interiori per combattere.
La fatidica sera di quello stramaledetto settembre 2007 , uscii dall’Ospedale camminando come un robot. Le mie gambe si muovevano meccanicamente, ma il mio cervello ero un'accozzaglia di pensieri, avevo bisogno di riordinare le idee prima di andare dai miei figli.
Dove potevo andare? Era tardi e di sicuro sarebbe stato preferibile non rimanere a lungo in quel parcheggio al buio e da sola.
Forse vi sembrerà assurdo e inspiegabile, ma decisi di recarmi in un grande centro commerciale. All’improvviso tutto mi sembrava tetro e opprimente e avevo bisogno di vedere luci, colori , persone, insomma che la vita stava continuando per tutti, anche se non per me.
Entravo e uscivo dai negozi senza capire cosa stessi cercando. Nulla in particolare, di certo non avevo un  bisogno reale e non in quel momento, ma come d’incanto mi ritrovai ad acquistare una cintura.
Era un oggetto qualunque, ma possedere qualcosa tra le mie mani nuovo di zecca mi dava sicurezza,  stavo facendo shopping come qualunque altra donna “sana “ .
Da quel giorno lo shopping e la cura di me stessa erano diventati la mia priorità, la mia consolazione, il mio incentivo ad andare avanti.
Ad ogni visita medica che affrontavo, mi premiavo comprando ciò che ogni donna desidera, abbigliamento , bigiotteria , trucchi . Ahimè non essendo miliardaria mi concedevo qualche sfizio non certo dei regali lussuosi.
Ebbene sì, lo ammetto,  sono diventata in un certo senso egoista, perchè ho iniziato a mettere davanti a tutto e tutti il mio essere Donna e i miei desideri, talvolta sacrificati per badare alla casa e ai figli.
La parrucchiera tutte le settimane? Certo perché no! Vedermi allo specchio con i capelli ben pettinati mi faceva tornare subito il buon umore, anche se ero piena di medicazioni e fasciature. 
Un massaggio anticellulite? Altroché! dopo tutto il cortisone aveva contribuito a farmi diventare gonfia e in sovrappeso, quindi meglio porvi rimedio.
Iniziai così anche un cambio repentino di look perchè si sa’ l’apparenza inganna; tacchi alti, vestiti corti , cercavo in tutti i modi di distrarre l’attenzione di chi mi circondava, perchè ero stufa di vedere le facce degli amici che mi compativano, quando mi guardavano, gli si leggeva in faccia che stavano pensando “poverina”.
Avevo creato una sorta di maschera dietro cui  nascondermi, per non far trapelare il mio reale stato d’animo.
Essere ogni giorno vestita di tutto punto , truccata, ingioiellata e apparentemente allegra mi dava la forza per continuare la mia battaglia. Alle sedute di chemioterapie mi presentavo in Ospedale con tuta da ginnastica blu elettrico  agghindata con anello e collana in tinta, ma soprattutto, sotto la mia odiata parrucca, un trucco che non passava inosservato.
Sentirsi bene fuori, per combattere il disagio mentale e la spossatezza fisica.
Forse i miei consigli non appariranno mai in qualche sito di medicina alternativa , certo lo yoga che ho praticato nel periodo della mia malattia mi  ha aiutato a riacquistare serenità e concentrazione, ma a chiunque mi abbia mai fatto qualche complimento dicendomi “Oh Rosy come sei sempre ben vestita e truccata “ io ho sempre risposto con ironia “MEGLIO FAR INVIDIA CHE PIETA’ “ !!! J

Foto cortesia di Izaias  Almeida, pubblicata con permesso https://creativecommons.org/licenses/by-nd/2.0/





domenica 21 febbraio 2016

INDIGNATA



Sono arrabbiata e scandalizzata!! Vi ricorda qualcosa il cuore che vedete in questa foto?
Nei giorni scorsi mi era arrivato un messaggio in cui si proponeva di inserirlo come profilo whatsapp, perchè proprio quella settimana era dedicata alla lotta contro il tumore al seno.
Nel momento stesso in cui ho ricevuto il messaggio, ero attonita e la mia faccia sembrava proprio come una delle emotions di whatsapp avete presente quella faccina con gli occhi sgranati?! In realtà  mi suonava alquanto strano che fosse proprio in quel periodo, ma comunque per solidarietà decisi di allinearmi e di inserirla anch’io come foto del mio profilo.
In un attimo quasi tutti i miei contatti di whatsapp avevano inserito il cuore ……. Improvvisamente, a fine giornata, cominciarono a pervenirmi messaggi in controtendenza per avvisare tutti che si trattava di una bufala, che la notizia non era vera, perché la settimana della ricerca sarebbe stata come ogni anno in Ottobre.
Mi rivolgo a chi gestisce questa app. 
Si puo’ speculare anche sul cancro? Chi ha fatto partire questi messaggi? Perche’ approfittare delle persone comuni facendo leva sulla loro sensibilita’? Magari c'è una ragione ben precisa di cui sono all'oscuro.
Quello stesso giorno chiesi ad una mia amica “Maaaaa come mai tu non metti il cuore come tutti sul tuo profilo?” e lei mi rispose “non amo queste catene di sant’Antonio e poi preferisco dedicare il mio tempo libero facendo qualcosa di concreto per la lotta contro il cancro!”. Tanto di cappello!
Ecco questo e’ il nocciolo della questione!!…….c’e’chi lucra sulla malattia e chi , come lei,  cerca di alleviare il dolore altrui  con il volontariato .
A fine giornata non mi rimase che ammettere che aveva ragione lei.

PURTROPPO!

Foto cortesia di Rareclass, pubblicata con permesso https://creativecommons.org/licenses/by-nd/2.0/






giovedì 18 febbraio 2016

AMICIZIE E DINTORNI



Da quando ho iniziato ad affrontare le mie peripezie di salute e ad  essere quindi catalogata come “malata”, ho avuto modo di testare il comportamento delle persone.
A parte i familiari , su cui puoi contare in tutto e per tutto , ognuno reagisce in modo differente e vi assicuro che in questi anni ho avuto modo di vivere delle situazioni al limite del grottesco.
Si va’ dalla pseudo amica che alla notizia del mio secondo ciclo di chemioterapie, pensando di essere spiritosa, mi butta la’ una battuta dicendomi “Ahhhh vedo che ti stai tenendo allenata” oppure un’altra che , forse per solidarietà,  mi dice    “ sai che anche a me stanno cadendo i capelli?” purtroppo a me stavano cadendo per motivi ben piu’ gravi dei suoi.
Ma con il senno di poi mi rendo conto che le persone sono a disagio quando devono interagire con chi sta lottando contro un tumore.
La malattia spaventa chi e’ costretto ad affrontarla,  ma anche le persone che la vivono di riflesso.
In questi anni ho avuto delle manifestazioni di affetto sincero da sconosciuti o da amici che non frequentavo da anni ,  che sono riusciti a stupirmi pregando continuamente in chiesa e donandomi santini vari, immaginette e rosari  malgrado in quel periodo fossi arrabbiata con Quello Lassu’.
Alcune amiche non riuscendo ad esternare  a parole il dispiacere nei miei confronti ,  si prodigavano in gesti concreti come accompagnarmi a comprare la parrucca oppure essere presenti alle visite mediche in mancanza dei parenti.
Quando in ospedale mi chiesero “Signora le interesserebbe un supporto psicologico?” rifiutai immediatamente pensando di essere una donna forte e di aver gia’ risolto tutti i miei conflitti interiori.
Ma mi sbagliavo! Io consiglio a tutti di consultare una psicologa , spesso riesce a “tirarti fuori” anche cio’ che non avevi mai confessato nemmeno a te stessa sino a quel momento.
La psicoterapia di gruppo  poi mi ha aiutata a condividere tutti i timori e i dubbi che vivevo perche’ quella stessa rabbia che avevo dentro, quell’insofferenza verso tutto e tutti raccontata da un’altra donna seduta accanto a me mi dava la certezza che non ero impazzita del tutto.  Nulla di cio’ che veniva confessato durante le sedute sarebbe uscito da quella porta  e questa certezza mi aiutava ad aprirmi senza remore.
Da quelle sedute e’ scaturita un’amicizia intensa e disinteressata con tre donne con cui amo trascorrere dei pomeriggi insieme, perche’ tra una risata e l’altra ci sosteniamo a vicenda come sorelle.
Forse il consiglio che posso dare, a chi in questo momento e’ in guerra con il cancro, e’ di evitare persone negative e depresse, non sprecate energie per amici che hanno deluso le vostre aspettative, coltivate le amicizie magari organizzando cenette in allegria , ma soprattutto fate cio’ che vi piace ora, perche’ di doman non v’e’ certezza!

Foto cortesia di Jessy Rone, pubblicata con permesso https://creativecommons.org/licenses/by-nd/2.0/


lunedì 15 febbraio 2016

LA MIA ARMA DI SEDUZIONE




La mia adolescenza è sempre stata caratterizzata dal mio aspetto curvy …come si dice ora.
In realtà a 14 anni appartenevo ancora alla categoria delle ragazzine magre, con gambe filiformi e ventre piatto. Ricordo ancora con quale soddisfazione comprai i miei primi jeans Fiorucci super attillati e scoloriti tipici degli anni 80.

A 16 anni PUFF si scatenarono gli ormoni , donandomi un seno prorompente e ingombrante,come diceva il compianto Giorgio Faletti “2 Roberti così ”,  ma soprattutto un fisico non proprio asciutto.

Un dramma per quell’età’…..pullover regolarmente legato in vita per coprire il lato b generoso, ma soprattutto reggiseni corazzati contenitivi con spallina larga ,decisamente poco sexy!! In pratica questa parte anatomica era diventata il mio “biglietto da visita”, sporgente come un davanzale per i gerani.

Vi lascio immaginare la mia delusione continua ogni qual volta mi recavo in qualche negozio famoso di biancheria intima nel sentirmi dire dalla commessa stizzita e con un sorrisino stampato in faccia “no mi dispiace la misura piu’ grande che abbiamo è la quinta” , peccato che per me non era abbastanza o meglio  quella non era una quinta reale. Non vi dico poi quando partivo con la mia amica Gianna per andare alla ricerca di un costume da bagno, slip alto una spanna forse più adatto a una signora di mezza età che ad una ragazzina…. credetemi era una vera impresa!

Se decidevo poi di fare un po’ di sano jogging o qualunque tipo di sport era una vera scomodità.

Beh devo ammettere però che qualche piccolo vantaggio c’era….  il mio seno fungeva da calamita per i ragazzi che talvolta puntavano alla scollatura piuttosto che guardarmi negli occhi ,ovviamente le situazioni imbarazzanti erano all’ordine del giorno.

Con il passare degli anni e con l’allattamento il mio seno subì le prime conseguenze,  la forza di gravita’ lo portava sempre piu’ giu’,sempre più giu’ ma io caparbiamente lottavo con costose creme e pesi in palestra per migliorarlo.

Quando scoprì di avere un tumore dopo la classica domanda “perché proprio a me?” la seconda fu “perche’ il mio dècolletè’ mi ha tradito?” eppure lo avevo sempre trattato bene ,  nel meno o nel male era stato fino a quel momento il mio punto di forza. Crisi totale!

Dopo l’intervento di riduzione iniziai a vedere sotto un’altra ottica il mio nuovo aspetto fisico.
Incredibile ma vero, ora potevo permettermi tutto cio’ che prima non potevo nemmeno immaginare.
 Le mie tette erano diventate quelle di una diciottenne evvivaaaa stanno su da sole….posso indossare qualunque abito scollato sulla schiena….sembro persino piu’ magra. Finalmente posso permettermi qualunque tipo di  costume da bagno , una goduria pazzesca… mi stanno bene anche quelli economici delle bancarelle del mercato.

Ragazze…Signore…..…sicuramente se non mi fosse capitato questo problema non avrei mai deciso di fare un intervento di chirurgia plastica per ridurre il mio seno, ma volete mettere la soddisfazione di andare nuovamente dalla commessa del negozio fashion e poterle dire “vorrei provare quel reggiseno tutto pizzi e seta taglia 5^”!!!

Foto cortesia di Garry Knight, pubblicata con permesso https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/     

martedì 9 febbraio 2016

DEDICATO A CHI NON SA’ DI AVERE IL BENE PIU’ PREZIOSO: “LA SALUTE”




Casa ufficio ….ufficio casa e figli …..casa ufficio……ufficio casa e figli…..

STOP!!!

Improvvisamente il mio frenetico tran tran quotidiano si interrompe come il fermo immagine di un film…  sotto la doccia… sento un nodulo sospetto nel seno destro…...mi dico “non e’ nulla tanto lo so’ che ho sempre avuto un seno fibromatoso” ma per precauzione faccio la mammografia…..ho 40 anni.. bisogna pur farla.

Per ulteriore controllo mi fanno un agospirato…..lo feci gia’ anni fa’…..quindi sono tranquilla….mio marito parte negli Stati Uniti per lavoro quindi vado da sola….mentre mi rivesto l’infermiera mi porge i documenti che mi serviranno per ritirare gli esiti e mi dice “ Signora comunque stia tranquilla che queste cose si risolvono sempre”…io cado dalle nuvole…..non capisco o forse non voglio capire….hanno evidentemente visto qualcosa di anomalo dal vetrino . 

Esco dall’ospedale in trance rimango seduta in auto per almeno 20 minuti sono inebetita , fisso il muro in pietra del parcheggio pensando “ e adesso cosa faccio?”….mio marito e’ lontano migliaia di chilometri non posso certo dirglielo mi chiama al telefono ma io mento spudoratamente per non preoccuparlo…vado dai nonni a prendere i miei bambini ma preferisco non dire nulla nemmeno ai miei suoceri.

Mi e’ crollato il mondo addosso ,come e’ potuto succedere proprio a me? Giorni prima mi ero vantata di star sempre bene di godere di ottima salute e di non ammalarmi mai. Come e’ possibile????
Seguono giorni difficili in cui non devo e non voglio far trapelare nulla in attesa che torni mio marito. 
Iniziano i viaggi della speranza per sentire consulti di vari medici ma decido di farmi asportare la massa tumorale all’Ospedale di Ivrea e poi a distanza di un anno ulteriore intervento di chirurgia plastica di riduzione al seno . E’ andato tutto benissimo i medici mi dicono  che sono “caduta in piedi” che dovendo fare solo radioterapia mi rimettero’ in fretta e cosi’ e’ stato. Trascorrono i fatidici 5 anni con i consueti controlli ma quando finalmente posso pensare e convincermi di essere GUARITA ecco che la vita mi presenta un’altra dura prova da affrontare.

Durante una visita di controllo spiego all’Oncologo che e’ da un mesetto che faccio fatica ad allungare il braccio destro in avanti….diagnosi: metastasi ai linfonodi sotto l’ascella destra. Questa volta decido di recarmi a Candiolo (TO) un centro d’eccellenza per la lotta contro il cancro.

 Mi consigliano di fare un ciclo di chemioterapie prima dell’intervento di asportazione dei linfonodi. Lo spettro delle chemio mi si prospetta all’orizzonte….cadono i capelli  le ciglia e le sopracciglia il mio sguardo diventa quello di un pesce lesso ma soprattutto ad ogni seduta mi sento sempre piu’ una larva…la chemio ti toglie la dignita’ di persona oltre che di donna. Vorresti fare tante cose con il cervello ma il mio corpo non collabora in certi giorni diventa veramente difficile lasciare il divano.

 Pian piano supero le terapie mi viene fatto l’intervento e dopo delle radioterapie come prevenzione.
Agosto 2013… trascorro vacanze stupende in Sicilia…in un momento di solitudine piango di gioia sotto l’ombrellone pensando a tutto cio’ che ho passato nei mesi precedenti…e come un mantra silenzioso nella mia testa “ ce l’ho fatta ce l’ho fatta”. 

Torno a fine Agosto a casa, da qualche giorno avverto uno strano bruciore sotto l’ascella sinistra….il terrore mi attanaglia la mente…non e’ possibile…eppure il tumore si ripresenta . Il mio primo pensiero e’ stato “ NON FACCIO PIU’ NULLA!!!” sono stanca, esasperata, ma ho 2 figli e non posso permettermi di non curarmi piu’. 
Ricomincio TUTTO da capo questa volta le chemio sono meno invasive riesco ad andare comunque a lavorare dopo qualche giorno dalla seduta; sono stata nuovamente operata ora attendo di iniziare nuovamente le radioterapie. 

Oramai mi sono convinta di essere entrata in un tunnel dal quale non ne usciro’ piu’ non potro’ piu’ considerarmi guarita definitivamente …tirero’ avanti giorno per giorno …godendo di ogni minuto della giornata!! Spero di riuscire a ritornare ad un po’ di sana monotonia almeno per qualche mese per riuscire a riprendere le forze per combattere perche’ NON MI VOGLIO ARRENDERE ….perche’ ho ancora troppe cose da fare, troppe idee che mi frullano nella testa …voglio accompagnare i miei figli all’altare ..chissa’ se diventero’ nonna…. E a chi mi chiede come sto’ rispondo “BARCOLLO MA NON MOLLO”!!!!!!! J J J


Fotografia cortesia di Paul Falardeau, pubblicata con permesso:https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/